LA MEDICINA DEL FUTURO SARA’ UNA MEDICINA PER DEBOLI

Una medicina per deboli così sarà la medicina del futuro: su misura per deboli. Gli esseri umani che si rivolgono a noi medici oggi abitano corpi deboli, guidati da menti fragili ed estenuate. I problemi di salute dell’uomo moderno non sono espressione di esuberanza, ma piuttosto di carenza. Così la medicina del futuro dovrà essere sempre più delicata e raffinata. I principi che la guideranno saranno tre: ascoltare, procedere a piccoli passi, sostenere. Ogni intervento sarà personalizzato. Davanti agli insuccessi i medici saranno capaci di autocorreggersi e non di arrendersi.

UN PANORAMA SULLE DEBOLEZZE DELL’UOMO MODERNO

In base a ciò che quotidianamente osservo durante la mia professione di medico, mi rendo conto che uomini, donne e bambini dei tempi moderni sono sempre più deboli e di questa debolezza soffrono.

Se penso a quello che i miei sensi percepiscono quando visito i corpi e ascolto le menti delle persone che mi chiedono aiuto, mi vengono in mente piante fragili e appassite che si reggono solo grazie a sostegni artificiali o artificiosi.

Gli esseri umani del presente mi appaiono più o meno così.

Privi di muscoli e di forza fisica, dipendono dalla tecnologia. Incapaci di persistere nello sforzo e tollerare la fatica, hanno bisogno di nutrirsi con integratori e cibi artificiali (zuccheri aggiunti, cibi morbidi e facili da masticare, sapori lievi e più o meno neutri). Vittime delle virtù del proprio intelletto, si perdono nei suoi meandri e vivono tra la necessità di sedarsi e quella di sfogarsi. Abituati alla facilità delle relazioni virtuali, sono frustrati e soffrono a volte per semplici rifiuti.

Si ammalano per un filo di vento imprevisto, per un po’ più di caldo o per un po’ più di freddo, per il secco o per l’umido, per un cibo saporito e inusuale, per un “no” o per un “si”. Ossia per tutto ciò che non è “come previsto”.

TROPPO DEBOLI ANCHE PER I FARMACI

Per l’essere umano moderno, anche digerire e sopportare i farmaci sta diventando una missione difficile. Se si pensa agli effetti indesiderati che hanno, i farmaci, che proteggono e salvano, sono equiparabili a veleni che intossicano e uccidono.

Se si naviga in internet o si ascolta la gente parlare, ricorre sempre più spesso la paura delle cure, dei farmaci, dei medici e della sanità. Molti si sentono schiacciati tra la paura delle malattie e la paura delle cure.

Come può essere?

Il farmaco che diventa veleno. Già Galeno ci aveva ammonito sul fatto che la differenza tra il farmaco e il veleno è la dose. Un pizzico di digitale (antico farmaco per il cuore) può ridare vita al cuore, un pizzico in più può fermarlo. Un quartino di compressa di Warfarin (anticoagulante) rende il sangue più fluido e scongiura il rischio di trombosi, un quartino di troppo può causare pericolose emorragie.

Tuttavia, oggi sembra che la gestione di questa soglia tra farmaco e veleno sia ancora più complessa. I pazienti hanno capacità metaboliche molto diverse gli uni dagli altri. Così diverse che i farmaci dovrebbero essere tutti in gocce per consentire una vera personalizzazione delle dosi.

E ancora non basterebbe, dal momento che le capacità metaboliche delle persone cambiano giorno dopo giorno.

Così oggi potremmo rielaborare il monito di Galeno, affermando che la differenza tra il farmaco e il veleno è la capacità di metabolizzare la terapia da parte del paziente. Soprattutto se è debole!

Infatti, le persone deboli risentono molto delle vicissitudini della vita. Gli antichi dicevano che quando si è deboli il mondo esterno ci entra dentro. Quando si è forti, invece, rimane fuori. Essere felici o essere frustrati può cambiare da un momento all’altro la capacità di metabolizzare la vita e i farmaci.

NON E’ UNA COLPA E’ LA STORIA DELL’UOMO TECNOLOGICO

Naturalmente nessuno ha colpa di tutto ciò. L’essere umano non ha scelto di diventare più fragile e sensibile. Semplicemente è andata così.

Dall’alba dei tempi a oggi, l’essere umano si è distinto dagli altri esseri viventi per la sua capacità di “aiutarsi” con risorse esterne.

Le armi per cacciare, la ruota per trasportare, l’agricoltura per produrre, le case per ripararsi, le scarpe per proteggersi e i vestiti per coprirsi. Da allora ne abbiamo fatta di strada. Acquedotti e gasdotti, centrali elettriche, raffinerie di petrolio, miniere, acciaierie. Automobili, treni, aerei. Frigorifero, freezer, sottovuoto. Libri, telefoni, TV, radio, internet. Abiti per ogni stagione, scarpe per ogni situazione.

Così l’essere umano ha trovato un modo per vivere più a lungo vite sempre più confortevoli e piacevoli, pur rimanendo noi umani, oggi, gli esseri viventi più fragili del pianeta.

Ogni forma di aiuto ha sempre i suoi effetti collaterali. La tecnologia ci ha dato, ma al tempo stesso ci ha tolto.

Possiamo fare di più, è vero, ma solo grazie alla tecnologia. Così, quando il nostro corpo e la nostra mente si trovano ad affrontare difficoltà non delegabili alla tecnologia, tendono a cedere il passo. Tuttavia, ci sono sfide a cui non ci si può sottrarre, come i problemi di salute. E’ in questi casi che gli umani dei nostri tempi sembrano soccombere.

È per questo che è nata la medicinaAiutare le persone a far fronte ai problemi di salute a cui corpo e mente non fossero capaci di reagire da soli.

RICORDARCI DI QUANTO SAREMMO CAPACI DI FARE

Il lettore più attento potrebbe obiettare e dire che l’uomo è sempre stato “debole”.

A chi ponesse questa obiezione suggerirei di guardarsi intorno. Si osservino le prodezze degli sportivi che praticano sport estremi.

L’uomo comune si fa problemi a scavalcare il cancello di casa se rimane chiuso fuori. Gli appassionati praticanti di parkour si divertono a scavalcare quello stesso cancello compiendo nel frattempo una capriola. L’uomo comune si procura un carrello elettrico per evitare di faticare con le borse della spesa. Il cultore di allenamento funzionale si diverte a trovare un modo per sollevare le borse della spesa in modo da usare tutti i muscoli del corpo. L’uomo comune si sforza di arrivare alla fine di una maratona. I runner più appassionati si allenano a correre 300 km in montagna senza fermarsi, salvo per un pisolino di un’ora.

(Vi consiglio di leggere qualche libro di Pietro Trabucchi per farvi un’idea di dove può arrivare l’uomo).

Ci si lasci trasportare dalle sublimi melodie dei musicisti che giungono a muoversi con una leggerezza e una velocità che un uomo comune reputerebbe irraggiungibile. Si porti la mente alla performance di una grande attore. La sua capacità di farci passare dalla gioia più piena al dolore più profondo in un battito di ciglia è strabiliante.

Tutto questo grazie ad un uso più pieno del corpo e delle sua abilità.

Le prove del fatto che noi esseri umani viviamo sfruttando solo una minima parte dei nostri potenziali psicofisici sono sotto gli occhi di tutti.

Tuttavia, la vita è complessa e non è facile far maturare i nostri talenti più nascosti e antichi. Quindi, lo ripeto “essere deboli non è una colpa, è un fatto”.

UNA MEDICINA PER FORTI

Per secoli l’essere umano è stato “forte”. Utilizzava a pieno i suoi potenziali fisici e psichici.

E la medicina di allora era un medicina forte e per forti ossia amara. Nessuno si aspettava una medicina dolce.

I principi terapeutici che hanno guidato i medici per secoli sono stati i seguenti:

  • Togliere
  • Inibire
  • Sedare

Togliere ciò che era in eccesso. A questo principio si ispira il famoso detto “Ubi pus, ibi evacua”. Dove c’è una raccolta purulenta, bisogna intervenire drenandolo. Togliere le infezioni, uccidere i microorganismi patogeni, rimuovere le masse, amputare la gangrena.

Inibire le reazioni esuberanti. A questo principio possono essere ricondotti la maggior parte dei farmaci moderni. Gli antipertensivi che inibiscono l’aumento della pressione. Gli ipoglicemizzanti orali che inibiscono l’aumento della glicemia. Gli ipocolesterolemizzanti che inibiscono la produzione di colesterolo. Gli antibiotici che inibiscono la proliferazione batterica. Gli antivirali che inibiscono la replicazione dei virus. Si tratta sempre di bloccare una tendenza alla crescita. A questa categoria appartengono anche il cortisone e gli immunodepressori. Anche in questo caso il loro scopo è inibire il sistema immunitario.

Sedare la reazione alla realtà. A questo principio invece si ispirano farmaci come gli ansiolitici, i neurolettici, gli antiepilettici. Il principio di questi farmaci è ridurre la reattività del sistema nervoso centrale tramite la sedazione della percezione. Il loro scopo può essere evitare che una persona abbia un attacco di panico solo perché deve salire in ascensore; che si arrabbi solo perché qualcuno non la ascolta o alza un po’ la voce; che abbia una crisi epilettica per un bagliore di luce, un sorso di alcolico, la digestione difficile, lo stress psicoemotivo.

Molte persone hanno avuto salva la vita grazie a questi principi terapeutici.

 

NON MORIRE PIU’ DI APPENDICITE ACUTA FU UN SUCCESSO

Noi oggi consideriamo una cosa scontata che chi soffre di appendicite acuta venga sottoposto ad un intervento di appendicectomia (ossia di resezione dell’appendice infiammata) e abbia così salva la vita. Tuttavia, c’è stato un tempo in cui i medici si sono confrontati con questa esigenza come con un dilemma. Come salvare la vita di una persona che aveva febbre, fortissimi dolori in fossa iliaca destra e magari nausea e vomito?

Dopo riflessioni, studi e vari tentativi, possiamo immaginare che un giorno un medico abbia osato incidere la pancia di una persona che così soffriva con l’intento di togliere qualcosa e poi di richiuderla. È così che improvvisamente centinaia di persone hanno avuto salva la vita.

UNA MEDICINA PER DEBOLI

Ma oggi non è tutto così semplice.

I pazienti denunciano i medici e non lo fanno per vezzo. Sembra proprio che dal loro punto di vista abbiano ottimi motivi. Il problema è che vista da fuori la medicina moderna appare un tentativo di abbattere con i cannoni dei moscerini. I moscerini (le malattie) possono uccidere, questo è vero. Tuttavia, cercare di colpirli con palle di cannone avrà quasi certamente effetti indesiderati. E per quegli effetti i pazienti denunceranno i medici, soprattutto se avranno salva la vita (ironia della sorte).

Medico e paziente sono entrambi vittime di una situazione complicata: i pazienti feriti dalle palle di cannone e i medici che nelle loro fondine non hanno altro che palle di cannone.

Così la medicina del futuro dovrà essere una medicina per deboli ossia su misura per deboli. Dovrà frammentare le palle di cannone e armarsi di piccoli fucili di precisione.

A mio avviso i suoi principi guida saranno tre:

  • Ascolto e accurata definizione delle caratteristiche del problema e della persona che ne soffre
  • Procedere a piccoli passi e con piccole dosi per poter aggiustare il tiro
  • Sostenere corpo e mente di chi soffre e metterli in grado di collaborare alla risoluzione del problema

La medicina moderna si è resa grande imparando a comprendere il funzionamento dei problemi di salute. La medicina del futuro dovrà rendersi grande in quanto capace di comprendere il funzionamento delle persone che ospitano il problema. Oggi confidiamo molto nella genetica come mezzo per comprendere le caratteristiche uniche di ciascun paziente. Mi auguro che domani ci renderemo conto che un ascolto accurato e una visita adeguata, fatta con tutti i sensi, saranno altrettanto validi, se non superiori e più economici, per una corretta personalizzazione della medicina. (Per questo, sono certo che la medicina potrebbe andare umilmente a chiedere aiuto alla psicologia).

Oggi, grazie alle linee guida internazionali, conosciamo perfettamente i dosaggi efficaci per affondare i diversi problemi di salute. La dose dei farmaci viene calcolata sulle caratteristiche del problema. Per contenere gli effetti indesiderati, pur mantenendo l’efficacia nel trattamento del problema, dovremo cominciare a calcolare la dose sulle caratteristiche della persona. Sembra simile, ma non è la stessa cosa. E non intendo limitarci a calcolare la dose in base al peso. Ci sono adulti in cui è sufficiente una dose pediatrica di tachipirina per abbassare la febbre. Quegli adulti probabilmente hanno capacità metaboliche più efficienti rispetto alla media anche per gli altri farmaci. Se trattati secondo i protocolli avranno quasi certamente effetti indesiderati, a meno che non si riduca la dose.

Infine, la medicina del futuro dovrà sostenere e coinvolgere corpo e mente dei pazienti nel processo terapeutico. Oggi la massima forma di collaborazione sembra il consenso informato e l’invito alla speranza e alla fiducia. Possiamo fare di più. Curare la nutrizione, il movimento e il confort dei pazienti affinché il loro corpi siano attivi e alleati. Se come spesso accade le persone mangiano male e poco, le ferite tardano a guarire perché il corpo è incapace di reagire.

CONCLUSIONE

Già  attorno a noi fiorisce questa medicina. Forse quindi il futuro è già presente.

E quando il futuro è già presente non resta che mantenere la rotta. 

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